Feder Cammini
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Il turismo dei cammini è oggi una nicchia di mercato turistico del valore di 7 miliardi di Euro con un trend positivo che non accenna a diminuire.


Molti lo definiscono il “turismo dei Cammini” richiamando così gli investimenti che gli ultimi interventi del Mitur. Il ministero ha da quest’anno voluto finanziare 26 progetti riguardanti proprio i cammini italiani con un supporto economico di 15 milioni di euro. Ma in realtà il turismo escursionistico è fenomeno ben più vasto, basti allargare lo sguardo a tutto l’indotto (negozi specializzati, baite, guide, testate giornalistiche specializzate, ecc…) e dati alla mano, rappresenta un tesoretto per l’incoming italiano da non sottovalutare.

Una nicchia di mercato analizzata recentemente dal Cst – Centro Studi Turistici di Firenze che ha aggiornato alcuni numeri di questo movimento che non possiamo più definire emergente, e che dopo almeno un decennio di lieve ma costante crescita possiamo definire consolidato.

Innanzitutto la platea che – attingendo anche da un’indagine Enit-Tci – a oggi conta almeno 2,7 milioni di appassionati, con un volume d’affari di almeno 7 miliardi di euro. Platea che a differenza di altri settori possiamo definire assolutamente trasversale, sia in senso di cultura, di età e sesso.

Numeri che fanno salire l’Italia al quarto posto nella classifica europea di settore, ancora distante dal Regno Unito con 5,4 milioni di turisti d’escursionismo, Germania (4,6 milioni) e Francia (4,5 milioni), ma comunque un bacino decisamente consistente.

«In tutti e quattro i mercati – sottolinea il direttore del Cst Alessandro Tortelli – la destinazione preferita, in cima ai desideri di questi viaggiatori è l’Italia e in particolare il Trentino – prediletto anche dagli italiani – la Toscana e la Sicilia. E a motivare questa forma di turismo è soprattutto la ricerca di contatto con la natura, seguita dalla possibilità di vedere luoghi inaccessibili in altro modo e di allontanarsi dalla folla».

L’identikit del turista escursionista è quello ormai consolidato dell’amante del outdoor: si tratta in prevalenza di donne (57%) in una fascia di età che va dai 31 ai 70 anni (con punte anche ben oltre). Il 31% cammina in solitario mentre il 69% (specialmente donne) in compagnia o in gruppo. Il 31%, inoltre, dopo aver scoperto i Cammini dichiara di non poterne più fare a meno mentre il 44% è un camminatore costante.

Per quanto riguarda, invece, la promozione, la comunicazione e informazione legata a questa tipologia di turismo, lo studio Enit-Tci rileva che su 100 principali cammini, solo 63 hanno siti internet finiti e pensati per il turismo.

Di questi il 76% riporta i servizi presenti lungo il tracciato, le tracce gps e l’elenco degli attrattori. Il 52% ha siti multilingue mentre solo uno su quattro fornisce servizi di avviso in caso di problemi lungo il percorso, servizio che risulterebbe molto utile ed attrattivo nel caso di scelta, specialmente su quei cammini più lunghi e e si è camminatori solitari.

I cammini più ricercati del 2023 e prospettive future

Tra i cammini più ricercati nel 2023 sul portale di riferimento per la community e cioè “Cammini d’Italia”, figurano La Via degli Dei, percorso che attraversa l’appennino tosco-emiliano, da Firenze a Bologna (80.000 visite), la Rotta dei Due Mari, un coast to coast da Polignano a Mare a Taranto (40.000 visite), e la Via del Sale, un percorso di 90 km da Varzì a Portofino (30.000 visite) ed infine il Cammino di San Jacopo, 170 km in Toscana, tra Firenze e Lucca con quasi 15.000 consultazioni.

Il turismo del camminare all’aria aperta e dell’outdoor in genere, sembra la risposta perfetta alle tendenze di viaggio che specialmente dopo la pandemia sembrano prendere il sopravvento.

Per meglio rispondere alle richieste dei “nuovi turisti dallo scarpone tassellato” è importante che le destinazioni/strutture/amministrazioni locali che insistono su i cammini si attrezzino al meglio e che si trasformino in realtà non solo passivo-ricettive, ma diventino anch’esse attori di questo nuovo soggetto cioè i cammini, al fine di renderli più organizzati, più attrattivi, più usufruibili e di conseguenza più vendibili.

Diventando (abbiamo un esempio in questo articolo) specialmente per quello che sono le aree interne o minori, uno strumento di promozione del territorio andando a generare un plus valore turistico che ricade inevitabilmente sulle comunità locali.

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Redattore, guida Aigae e divulgatore scientifico

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