Giacomo e Maria Luisa Mantero, coniugi italiani over 70, tornano in Spagna per completare il loro cammino sulla Ruta de la Lana: 310 chilometri tra solitudine, accoglienza e incontri indimenticabili
“Lasciare le cose in sospeso non mi è mai piaciuto” racconta Giacomo Mantero, che insieme alla moglie Maria Luisa ha deciso, a un anno e mezzo di distanza, di tornare a Cuenca per completare il proprio percorso sulla Ruta de la Lana, uno dei cammini storici più affascinanti e meno frequentati della Spagna.
“Anche stavolta ad accoglierci nell’albergue c’è il nostro amico Luis Caña” spiegano, ricordando con affetto la calorosa ospitalità spagnola che accompagna i pellegrini lungo questo itinerario.
La consapevolezza che non sarebbe stato un cammino facile si è presto trasformata in realtà. “Questa parte della Spagna è davvero poco antropizzata e lo spopolamento dei rari paesi è in continuo divenire” raccontano. “Scopriamo così, giorno dopo giorno, che i già modesti servizi indicati nella nostra guida, stampata qualche anno fa, sono ulteriormente diminuiti”.
Nonostante le difficoltà logistiche, l’esperienza si è rivelata intensa e autentica. “Per fortuna l’accoglienza è molto calorosa, il meteo ci assiste e la salute pure!”
Un cammino di fatica e silenzio
Il tracciato alterna lunghi tratti sterrati a strade asfaltate con traffico quasi nullo, e non mancano salite e discese. “Nella tappa che ci porta da Atienza a Retortillo de Soria tocchiamo il punto più elevato del cammino, sull’Alto de Carrascosa, a 1380 metri sul livello del mare”.
In un paio di occasioni i due pellegrini si sono dovuti far aiutare con un passaggio in auto. “La distanza tra due paesi con servizi superava i 30 chilometri, e nonostante questo, spesso dove c’è un albergue non si trova da mangiare e viceversa. Così ci siamo ritrovati a portare più cibo e acqua del previsto”.
A metà percorso, un incontro speciale: “Siamo stati raggiunti da Roberto, un simpatico pellegrino livornese anche lui con tanti cammini alle spalle. Da lì a Burgos ci siamo incrociati più volte, condividendo albergue e cene”.
Tra canyon e antiche ville romane
Il viaggio è costellato di luoghi straordinari. “Abbiamo attraversato due dei maggiori fiumi della penisola iberica, il Tajo a Trillo e il Duero a San Esteban de Gormaz. Indimenticabile anche la visita agli scavi archeologici di Noheda, con la spettacolare villa romana, e l’attraversamento del canyon nel Parque de Yelde”.
Ma l’incontro più toccante avviene in modo del tutto inaspettato. “Siamo quasi al termine della tappa verso Santo Domingo de Silos, entriamo in un piccolo paese per fare rifornimento di acqua e, inaspettatamente, vediamo una signora correrci incontro. Era la nostra amica Begoña Rovira”.
“Siamo rimasti esterrefatti, poi si sono sprecati baci e abbracci” ricorda Maria Luisa con emozione. “Avevamo conosciuto Begoña otto anni fa, quando era hospitalera a Villalón de Campos, lungo il Camino de Madrid, e siamo rimasti in contatto grazie ai social. Non avremmo mai immaginato che si facesse 150 km all’andata e altrettanti al ritorno da Valladolid solo per incontrarci!”.
L’arrivo a Burgos e un arrivederci
Dopo 14 giorni e 310 chilometri percorsi, i coniugi Mantero raggiungono finalmente Burgos, percorrendo un caminito verde, un’antica ferrovia trasformata in sentiero. “C’è il tempo per un’ultima cena in compagnia di Roberto, che proseguirà sul Camino Francés, mentre noi ci concediamo qualche giorno di riposo alle Canarie, per salutare vecchi amici”.
Un’esperienza intensa, vissuta con gratitudine. “Anche stavolta è stata una esperienza magnifica, nonostante le difficoltà, e proviamo una profonda gratitudine verso la vita per aver avuto questa opportunità” racconta Giacomo.
E con il sorriso di chi non smette mai di sognare, aggiungono insieme: “Gli anni passano, ma il desiderio di partire resta immutato. Se la salute ci assisterà, abbiamo già in mente altri viaggi… a piedi, naturalmente!”.




























