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Nelle risposte all’analisi “Cammini Italiani vs Santiago” di Cammini d’Italia, vince la Spagna. Si salva la Francigena e la Sicilia 


Santiago vs Cammini italiani? È questa la domanda primaria posta da Cammini d’Italia, la più grande community italiana dedicata al trekking ed ai cammini a cui sono seguiti oltre cento commenti che mettono in evidenza come camminare in Italia, nel senso più puro del termine, sia più dispendioso rispetto alla Spagna. Luciano Murgia, autore anche del libro “I cammini dei sogni” commenta così:

“In cinque notti sulla Via degli Dei ho speso più che in tredici sul Cammino Primitivo”

Gli fa eco un altro utente che conclude così il suo lungo commento:

“Non posso pensare di fare 1000 km in Italia e spendere 50 euro a notte per un letto. Ovvio che tutti vadano a Santiago e non verso Roma”.

Tosca Conti scrive: “ Ho percorso per scelta solo cammini italiani. La Via Francigena del Nord è ben strutturata, con ostelli e menù del pellegrino. La Via degli Dei, la Via del Sale lombarda, il Cammino Balteo, Via Vandelli e Cammino Materano, tutti molto onerosi” ma su quest’ultimo altri utenti informano che le strutture segnalate offrono prezzi contenuti.

Nel Belpaese, il numero di cammini che sono nati negli ultimi anni è cresciuto in maniera esponenziale ma non si è sviluppata allo stesso modo una rete di ostelli pubblici a donativo come sembrerebbe mancare la percezione di residenti e operatori turistici ad accogliere e trattare i pellegrini non come “gente che non spende” ma come una risorsa importante capace di rinvigorire piccoli borghi semi abbandonati creando anche un indotto economico.  

L’accoglienza a donativo è una delle carte vincenti del Cammino di Santiago

La differenza economica tra cammini italiani e spagnoli la fa la capillare presenza su ogni via verso Santiago di una fitta rete di ostelli municipali, circa 70 centri e oltre 3000 posti letto. Sono strutture ricettive spesso spartane dove si alloggia con un’offerta minima e volontaria e svolgono un importante lavoro di animazione della vita locale, oltre a contribuire al recupero del patrimonio storico.  

L’analisi di come e perché i cammini per Santiago sono spesso percepiti come più economici, fatta sempre da Cammini d’Italia, si basa sul fatto che “la concorrenza tra albergues e le strutture ricettive turistiche di altra classificazione può contribuire a mantenere bassi i prezzi. In Italia è difficile trovare strutture ricettive con dei prezzi di favore per i camminatori”. Interviene Road to Rome, account Instagram collegato all’Associazione Europee Vie Francigene:

“Siamo molto d’accordo con questa analisi, e infatti con Road to Rome e la nuovissima rete POP (pellegrini ospitano pellegrini) stiamo provando di muovere qualcosa nella direzione giusta. POP è fatto di ospitalieri che condividono lo spirito dei cammini. C’è da dire che fare questo in Italia non è facile, soprattutto perché manca un sostegno istituzionale per le strutture ricettive senza scopo di lucro – donativo. Aiuterebbe già tantissimo definire meglio lo status legale dell’accoglienza pellegrina”.

Diversi followers della grande community confermano l’eccezione della Via Francigena che può contare di una serie di strutture a donativo e della neonata rete POP. In tanti mettono in evidenza come siano veramente rari in Italia i ristoranti e le trattorie che offrono il tradizionale menù del pellegrino a prezzi contenuti.

Non c’è una vocazione al cammino come su Santiago 

Questo è un altro aspetto a cui gli oltre 100 mila follower di Cammini d’Italia sono stati invitati a rispondere, un dibattito aperto su cui si discute da molti anni. Oggi, su tanti cammini italiani, ci sono ospitalità turistiche che, nonostante si facciano pagare, hanno saputo creare ambienti e sapori capaci di far sentiere un pellegrino come tale, offrirgli l’emozionalità del cammino. Una risposta non arriva solo nell’accoglienza ma in quello che si respira sui cammini spagnoli, le emozioni e le sensazioni indimenticabili che forse è difficile riprodurre anche in Italia. Un utente commenta: “Secondo me in Italia manca la grande tradizione di cammino che invece è ben radicata in Spagna”. Di un’altra opinione è peregrino 90 che scrive: “Secondo me è imparagonabile l’accoglienza italiana da quella spagnola. A parte quegli hospitaleros davvero fedeli, in Spagna vedono nel pellegrino una mera fonte di guadagno, tanto più se straniero”.  

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2 Comments

Maurizio D’Ulivo 27 Settembre 2023 at 2:27 pm

In realtà ciò che rende un po’ meno dispendiosi i cammini in Sicilia (per chi dorme solo in strutture commerciali) sono i costi di pernottamento in albergo mediamente più bassi che altrove.
Però, sull’altro piatto della bilancia, nell’isola c’è un’assenza pressoché totale di accoglienze a donativo o accoglienze pellegrine frugali.

Sulla via Francigena, invece, è vero che un pernottamento in albergo in Toscana o in nord Italia può costar caro ma è altrettanto vero che quasi sempre, perlomeno in periodi non di punta, sono disponibili accoglienze frugali: perciò, alla fine, il costo medio per i pernottamenti diventa inferiore.

Questa situazione però la si ritrova anche in altri Cammini.

Sulla Via di Francesco del nord, ad esempio, ci sono accoglienze frugali quasi in ogni località di fine tappa; e anche sul Cammino di San Jacopo in Toscana (da Firenze a Livorno via Pistoia), fra donativi e accoglienze POP familiari è possibile alloggiare in donativi o accoglienze frugali in oltre i due terzi delle località di fine tappa.

Molto diversi sono invece i casi di percorsi “non pellegrini” come la via degli Dei o la Via Vandelli dove, come effettivamente riportato nell’articolo, occorre metter mano pesantemente al portafogli per ogni singolo pernottamento.

Questo sondaggio perciò soffre, a mio avviso, di un errore di fondo: sono stati paragonati e messi insieme, in un unico calderone, percorsi di puro trekking (magari bellissimi), per cui è normale dover sostenere costi di pernottamento più elevati, e cammini devozionali/spirituali/introspettivi -gli unici davvero paragonabili al Cammino di Santiago- dove ci si potrebbe invece legittimamente aspettare una rete di accoglienza frugale sostenuta dal volontariato, a donativo o comunque a costi prefissati e bassi.

Giuseppe Casagrande 10 Ottobre 2023 at 1:42 pm

Comincio dalla fine. Secondo me si va a fare il cammino di Santiago poichè 1) C’è più gente di tutto il mondo, sapore internazionale. 2) Non ha grossi dislivelli (non c’è l’appennino di mezzo). 3) Fa “figo” tornare e dire “ho fatto il cammino di Santiago!”.
Salve, sono appena tornato a casa, dal mio secondo cammino sulla via di Francesco del nord. Da La Verna a Assisi. Che amo e che trovo, al momento, tra i cammini più spirituali d’Italia. E in cui ho incontrato un po di tedeschi e austriaci, inglesi, belgi e altri..
Ho percorso lo scorso anno da metà Settembre, il Camino Primitivo da Oviedo a Santiago di Compostela (che come territorio, soprattutto, nella prima parte, mi ha ricordato tantissimo il cammino di San Benedetto) allungandomi fino a Muxia e provo a dire la mia su questo tema..
Parto proprio dal Primitivo che ho iniziato alloggiando in qualche ostello da 13/17€ al giorno ma, quasi subito, dopo poche tappe, nei municipali a 8€ a notte. Comodi poichè non accettano prenotazioni. Chi non ci va passa la giornata al telefono poichè la maggior parte delle accoglienze sono già prenotate.
Non sono andato in nessun donativo, cosa che invece ho fatto sulla via di Francesco del nord in sei strutture su nove tappe. E che strutture! Eremi, monasteri e Pievi con migliaia di anni di storia..
Potrei dire ,come molti sapranno, che gli albergue municipali sono a partecipazione statale e gli ospitalieri sono più o meno degli impiegati con i quali si interagisce per i timbri, i soldi e qualche info. Subissati come sono giornalmente da decine e decine di pellegrini, si preoccupano perlopiù di mandarci via prima delle 8.00 che devono pulire. Non c’è stato alcun contatto umano. (Quanto vale e costa?).
Fare una lavatrice e asciugare, se serve, costa più o meno 4/6€ in totale ma si può condividere.
Altro punto è che la colazione generalmente si fa nei bar, costa circa 5€ dovunque la fai. Rigorosamente seduti..
La tortilla stucca dopo qualche giorno, l’acqua delle fontane è tiepida e sa di cloro. Il famoso polpo alla galliega non mi ha entusiasmato e costa molto. La maggior parte delle chiese e cappelle le ho trovate SEMPRE chiuse e sono riuscito ad andare due volte a messa in quindici giorni..
Sto parlando del primo camino di Santiago!
Le opere d’arte nelle chiese e cappelle sono prevalentemente dei “pupazzi” di legno con barba e baffi finti.. ok sono di Roma e sono abituato a ben altro e ci sta, ma, prima di partire, a San Pietro in Vincoli, sono stato a vedere il Mosè di Michelangelo GRATUITAMENTE.. cosa che posso dire non ho avuto occasione di ripetere nel camino.. Tornando ai conti “della serva” 8€ per dormire + 5€ di colazione + tortillas e spuntini vari, altri 5€, TROVATO POCHISSIMA FRUTTA di scarsa qualità, menu del pellegrino mediamente a 15€, per la cronaca a Muxia abbiamo preso un menu del pellegrino a 12€ di pescato locale, bevande incluse, ma è stato un caso isolato, insomma si arriverebbe intorno ai 30/40 € al giorno. Che è quanto ho speso esattamente qui in Italia!
Accenno brevemente al crescente fenomeno dei bagagli trasportati negli ostelli da taxi, che tolgono spazio ad altri pellegrini che arrivano con gli zaini in spalla..
Ai torpedoni che da Melide in poi (dove il Primitivo si unisce al cammino francese) negli ultimi terrificanti, 100 km., scaricano centinaia e centinaia di persone urlanti e “trionfanti” con striscioni e bandiere riempendo di un caos indescrivibile i paesi, gli ostelli e le ristorazioni.
Trovo la comparazione tra il cammino di Santiago e la via Francigena che hanno migliaia di anni, azzardata rispetto a altri cammini italiani che hanno poche decine di anni di vita..
Concludo dicendo che forse il punto non è che gli italiani vanno in Spagna perchè qui costa troppo e non si trovano donativi..
Gli italiani vanno in Spagna poichè siamo da sempre esterofili e l’erba del vicino è sempre più verde, perchè fa “fico” come andare a Berlino o a Amsterdam. C’è l’attrazione della “cagnara”.
Come mettersi in fila per entrare in un locale affollato..
La questione è che l’amore per il proprio territorio, cultura, storia e e radici, non si riesce a trasmettere o a insegnare o forse non si fa abbastanza. Lo stato, le regioni, i comuni sono realtá a macchia di leopardo, in qualche parte funzionano in altre possono risultare addirittura dannose. Una rete di valorizzazzione dei territori con le istituzioni coinvolte, forse potrebbe incrementare i nostri cammini. Qualcuno ce la fa qualcunaltro no..
Concludo veramente dicendo che ho incontrato un amico in cammino con la compagna ideatore di un nuovo cammino dei tre laghi in nord Italia. Quanti sono interessati a conoscerlo?..

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