Feder Cammini
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Dopo 3 mesi di cammino e oltre 2300 km Christian Feccia ha concluso il Cammino di Santiago ed è rientrato a Chiavenna Rocchetta.


Christian Feccia è partito tre mesi fa da Chiavenna Rocchetta, una piccola frazione di Lugagnano Val d’Arda in provincia di Piacenza dopo avere ritrovato il suo bordone che aveva smarrito tempo prima, con destinazione Santiago e Finisterre. (ne abbiamo parlato qui). E’ rientrato da poco a casa e lo abbiamo intervistato.

D: Cosa hai pensato quando sei partito da casa?

R: Ero al contempo teso ma felice, iniziava veramente una avventura che avevo progettato e sognato da tempo. Anche se onestamente un pò di preoccupazione c’era, avevo difronte a me parecchia strada ed era la prima volta che affrontavo una impresa come questa.

D: Cosa diresti al Christian di un anno fà che si sta preparando a questo viaggio?

R: Non preoccuparti andrà tutto bene, stai preparandoti bene e sei pronto….Forza avanti così.

D: Cosa hai fatto che non rifaresti e cosa non hai fatto che vorresti fare?

R: Rifarei tutto, compresi alcuni errori (pochi per fortuna e non gravi) perchè anche quelli hanno contribuito a rendere questo cammino unico ed emozionante.

D: C’è stato un momento critico che hai pensato “o cavolo e adesso come faccio?”

R: All’inizio, il secondo/terzo giorno, ero sull’Alta via dei monti liguri e avevo da affrontare un passaggio realmente al limite per le mie forze; così a malincuore sono sceso di quota e fatto una deviazione. Ma l’ho vissuta come una sconfitta….è stato un brutto momento.

D: Cosa porteresti con te che non hai portato e cosa non porteresti che invece hai portato?

R: Beh tante cose, infatti a circa metà strada ho rispedito a casa alcune cose, compreso il cavo della ricarica del telefono di scorta, che puntualmente mi si è rotto il girono dopo ed ho dovuto comprarlo…….poco male; disavventure del pellegrino moderno!

D: Consigli a chi lo vuole fare?

R: Preparatevi ed andate sereni, si è difficile, ma non impossibile. La prima parte in Italia è la più complicata, meno strutture, segnali che ci sono si e no, ma dopo Arles è tutta strada in discesa, tanti segnali molte strutture ed in Spagna una accoglienza ed una organizzazione direi elvetica. Poi le persone sono fantastiche pensa che in alcuni casi mi hanno ospitato in casa loro; il pellegrino è quasi una star.

D: In che senso spiegati meglio?

Mancavano pochi giorni all’arrivo, e dopo una decina di chilometri già fatti, mi accorgo che ho dimenticato la giacca a casa della famiglia che mi ospitava. Così chiamo e chiedo di aspettarmi che ritorno a prendere la giacca. In risposta la signora Madlene che colgo l’occasione per ringraziare, mi dice di non preoccuparmi e di aspettare che me la porterà lei.

D: Quali e quante emozioni, ricordi riporti a casa dopo questo cammino?

R: Tante che non si possono scindere dal cammino stesso. Il cammino è una emozione che ognuno di noi vive per quello che il cammino rappresenta per se stessi…….non si può spiegare bisogna vivere il cammino, bisogna soffrirlo, bisogna camminarne ogni singolo passo per capire.

D: Lo rifaresti?

R: Si assolutamente è una esperienza unica anche se impegnativa fisicamente , mentalmente ed economicamente. Alla fine tre mesi fuori casa con parecchie notti in albergo ed i pasti costano è inutile negarlo. Il mio camino è costato come una bella settimana in crociera all inclusive.

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Geologo, guida ambientale escursionistica Aigae (Er 366) e divulgatore scientifico.

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