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Giacomo e Luisa, pensionati over 70, sono partiti a febbraio per la Ruta de la Lana ma dopo 300 km hanno desistito   


Ancora un viaggio lento tutto da raccontare quello vissuto da Giacomo e Luisa Mantero, i coniugi che dopo avere raggiunto l’agognata pensione si sono scoperti pellegrini percorrendo qualcosa come 10 mila chilometri e completando 20 cammini in dieci anni. Una passione che non si è estinta nonostante gli anni (sono più di settanta) e così, dopo una stagione che si è complicata per motivi di salute, il 15 febbraio hanno preso un volo Ryanair con destinazione Alicante.

Li c’erano i volontari dell’associazione “Amigos del Camino” che con grande entusiasmo hanno dispensato preziose informazioni sul percorso e le strutture di accoglienza. Il programma è quello di percorrere la Ruta de la Lana da Alicante a Burgos per un totale di circa 700 chilometri.

L’azzardo di partire a febbraio

Certamente il mese di febbraio non è il periodo più adatto per partire a causa del meteo, come sanno bene anche i due esperti pellegrini, ma la voglia di mettersi in cammino è sempre tanta:

«siamo ben consapevoli che partire a metà febbraio, per un cammino così solitario e impegnativo, sia un azzardo ma il desiderio di riprovare le emozioni e la gioia che solo queste esperienze possono dare è troppo grande».

La prima tappa si rivela subito impegnativa, oltre 30 km per arrivare a Novelda; giunti all’arrivo una curiosità: gli ultimi pellegrini che hanno alloggiato li risalgono all’ottobre dello scorso anno. Per il momento il meteo è favorevole e un bel sole accompagna i due pellegrini nei primi giorni di cammino, rendendo la temperatura piacevolmente tiepida. Dopo tre giorni di marcia, giunti a Villena dove si fermano per un caffè e una tostada, al momento di ripartire, Giacomo accusa un dolore molto forte al collo del piede destro, tendinite da sfregamento. Un’esperienza purtroppo già vissuta sulla Romea Germanica.

«Non riuscivo proprio a camminare – racconta Giacomo – e allora, per non peggiorare ulteriormente la situazione, decidiamo di chiamare un taxi e ci facciamo portare a Caudete dove, presso il locale albergue, ci attende il gentilissimo hospitalero Miguel».

È il momento delle cure con ibuprofene, voltaren gel e ghiaccio che, stavolta, è stato sostituito dalle lattine di birra gelata, trovate in in abbondanza nel frigo dell’albergue. Il tutto documentato con una foto postata su Facebook che riscuote un certo successo.

Dopo due giorni di riposo, uno in più rispetto alle regole dell’albergue grazie alla gentile concessione di Joaquim, presidente della locale associazione degli Amigos del Camino, riprendono il cammino «percorrendo per un paio di giornate, tra Almansa ed Alpera, le stesse strade percorse sei anni fa lungo il Camino de Levante e soggiornando negli stessi albergue». Dopo circa 100 km si sale stabilmente sopra gli 800 m di quota, e la temperatura scende parecchio.

Siamo in Castilla La Mancha e sono abbondanti i riferimenti a Don Chisciotte e al suo amico Sancho Panza ma, a differenza di sei anni fa, non abbiamo l’occasione di vedere alcun mulino a vento».

Il paesaggio è molto vario e si alternano vigne, ulivi, mandorli e, ogni tanto, qualche pineta. Arrivano ad Alatoz dove trovano una calorosa accoglienza da parte di Pedro Anton e una bellissima sorpresa; il luogo di arrivo della tappa successiva ad Alcalà del Jucar con le sue caratteristiche case arrampicate su una ripidissima parete.

Il tempo è sempre più brutto, camminare è faticoso a casua del forte vento che, come sempre, «spira in direzione contraria al nostro senso di marcia». Durante il pernottamento a Villamalea cadono le prime gocce di pioggia di questo viaggio ma la mattina le strade in paese sono già quasi asciutte.


«Tuttavia, appena imbocchiamo il primo sterrato c’è un “barro” (fango) tremendo che si attacca agli scarponi facendoli diventare pesantissimi. Percorrere i 5 km che portano a El Herrumblar è faticosissimo e allora, dopo aver cercato di ripulire al meglio le nostre calzature, decidiamo di completare la tappa fino a Graja de Iniesta seguendo la carretera»

Nei giorni successivi continua a salire la quota stabilendosi sempre intorno ai 1000 mslm, e continua a scendere la temperatura: sottozero di notte e pochi gradi sopra la mattina. Il territorio  è sempre meno antropizzato e i due pellegrini camminano per chilometri senza incontrare né case né persone e le località con poche decine di abitanti hanno pochi servizi per i pellegrini «salvo una piccolissima “tienda”: paracuellos de la Vega e Monteagudo de las Salinas».

Sabato 2 marzo, in una giornata gelida e bagnata che li obbliga a sfoderare la mitica la mantella, arrivano a Cuenca che è la città più importante lungo questo percorso.

C’è Luis ad accoglierli e, ancora una volta, l’albergue è tutto per loro ma, nonostante una stufetta in camera e una in bagno, il freddo è pungente mentre nella notte, una nevicata imbianca il paesaggio.

A questo punto i due pellegrini si trovano a circa metà strada tra Alicante e Burgos che equivale a circa 300 chilometri percorsi senza troppi imprevisti. Le previsioni meteo per i giorni seguenti però non promettono nulla di buono, inoltre, ci sono tappe obbligate con soste in piccoli paesi con ostelli privi di riscaldamento e gli sterrati, dopo la pioggia e la neve, saranno quasi certamente ridotti a strisce di fango. Inutile e poco saggio assumersi rischi che si possono evitare

«e allora la decisione si prende da sola: ci fermiamo qui e torneremo per completare il cammino in una stagione più favorevole». 

Se vuoi conoscere i viaggi lenti di Giacomo e Luisa ne abbiamo parlato qui

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